domenica 10 giugno 2012

TIRIAMO LE SOMME. APPUNTI IN ORDINE SPARSO SU FLI E SULLE PROSPETTIVE DEI LIBERALI ITALIANI

Meno di un anno e mezzo fa, per la precisione il 13 febbraio del 2011, nasceva ufficialmente Futuro e Libertà per l'Italia (Fli).

La nascita di Fli, avvenuta sotto l'impulso e la leadership di Gianfranco Fini (attuale Presidente della Camera dei Deputati ed ex Presidente di Alleanza Nazionale, nonchè co-fondatore del Popolo della Libertà), ha rappresentato la risposta alla crescente insoddisfazione maturata da una parte di coloro (eletti ed elettori) che avevano inizialmente sostenuto e aderito al progetto Pdl.


I motivi di tale insoddisfazione erano essenzialmente costituiti da una disaffezione e da un'insofferenza sempre maggiore nei confronti della figura dell'ex Premier Silvio Berlusconi, ritenuta ormai logora e decisamente troppo ingombrante, da una valutazione critica nei confronti della proposta politica del Pdl e dalla denuncia di meccanismi poco chiari e trasparenti per quel che concerne la scelta dei candidati (fatto che avrebbe determinato uno scadimento qualitativo degli eletti), unitamente alla mancanza di una reale democrazia interna.


L'impossibilità di portare avanti le loro istanze all'interno del Pdl ha fatto sì che i futuri aderenti a Fli, che inizialmente avevano costituito una corrente interna di minoranza, dessero vita prima ad un gruppo parlamentare distinto e poi ad una formazione politica autonoma.

Gli snodi cruciali sono costituiti dal ritiro della delegazione di Fli dal governo (annunciata da Fini nel corso della convention nazionale di Futuro e Libertà che si era svolta a Bastia Umbra il 6 e il 7 novembre del 2010), alla presentazione di una mozione di sfiducia (assieme ad Udc, Api, Mpa e LibDem) contro il governo Berlusconi IV il 2 dicembre del 2010 e alla votazione della stessa (voto che si è tenuto il 14 dicembre del 2010 alla Camera dei Deputati e che si è concluso con la mancata approvazione di tale mozione).

Sul piano politico Fli ha dato vita, assieme all'Udc, all'Api, all'Mpa e ai LibDem, al cosiddetto Terzo Polo (o Nuovo Polo per l'Italia), che nelle intenzioni dei soggetti politici che l'avevano costituito doveva essere equidistante ed alternativo sia al blocco di centrodestra formato da Pdl e Lega Nord sia da quello di centrosinistra formato da Pd e Idv.


Il tempo trascorso dalla nascita di Fli ad oggi ci consente di effettuare un primo bilancio.

Dal punto di vista del consenso le performances elettorali di Fli sono da considerarsi assai deludenti (inizialmente tutti i principali sondaggisti erano concordi nello stimare il suo potenziale appeal elettorale in percentuali che sfioravano la doppia cifra, mentre invece nelle varie elezioni locali che si sono succedute il partito ha viaggiato mediamente tra il 3 e il 4 %), con il leader dell'Udc Pierferdinando Casini che ha recentemente dichiarato conclusa l'esperienza del Terzo Polo.


Questo periodo di tempo ha inoltre registrato l'erosione dell'ascendente esercitato dalla figura di Fini (complice anche il clamore mediatico generato dall'affaire casa di Montecarlo), la cui leadership viene percepita come balbettante e poco incisiva, e l'uscita dal partito (molto spesso polemica) di esponenti di primo piano, sia a livello politico (Adolfo Urso, Andrea Ronchi, Giuseppe Scalia) sia a livello intellettuale (Sofia Ventura, Alessandro Campi).


Sul fronte interno la situazione è incandescente, con faide, liti e contrasti di carattere correntizio e personalistico che sono all'ordine del giorno e con la spaccatura del movimento giovanile, mentre all'esterno Fli viene percepito come un partito senza un'identità precisa e privo di una linea strategica e di una proposta politica chiara e coerente, e pertanto incapace di intercettare gli elettori delusi dall'operato del Pdl ma al tempo stesso non disposti a prendere in considerazione l'opzione di votare per un partito di centrosinistra (ed infatti i flussi elettorali ci dicono che queste persone ho hanno scelto la via del sostegno a movimenti imperniati sull'antipolitica, come il Movimento a 5 Stelle di Grillo, oppure quella dell'astensione).


Curiosamente, in modo tristemente ironico, tutte le issues che avevano portato prima alla critica e poi all'abbandono del Pdl (leaderismo, abbassamento dello spessore intellettuale e qualitativo del personale politico, personalismi legati ad interessi particolari che si sostituivano al sano confronto e scontro di idee, proposta politica contraddittoria e deludente, dinamiche interne poco trasparenti e poco democratiche) si sono riproposte all'interno di Fli, che in teoria doveva essere la soluzione e la cura ad esse.


Che fare dunque per chi si considera un liberale e aveva risposto enorme fiducia (come ad esempio gli aderenti a Libertiamo) nella nascita di un contenitore che negli auspici iniziali doveva andare oltre gli steccati, oltre le storie politiche di ognuno, e che aveva come obiettivo quello di dare vita ad una grande aggregazione di stampo liberal-conservatore?


Purtroppo, nell'opinione di chi scrive, il quadro si presenta fosco.

Per i liberali italiani si prospetta una lunga e difficile traversata nel deserto.

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