Bertrand de Jouvenel, all'interno del suo libro"L'etica della redistribuzione", parlando del socialismo scrive:
«Esso (il socialismo) cerca di fondare un nuovo ordine di amore fraterno. Il sentimento-base del socialismo non è la convinzione che le cose siano non proporzionate e quindi non giuste, nè che le remunerazioni non siano proporzionate al lavoro, ma è una rivolta emotiva contro gli antagonismi nella società, contro la bassezza del comportamento degli uomini nei confronti l'uno dell'altro.
E' certo logicamente possibile minimizzare l'antagonismo minimizzando le occasioni in cui i cammini degli uomini si incontrano. Dunque, la soluzione agraria risiede nella sovranità economica di ogni singolo proprietario sul suo ben delineato campo che è della stessa misura di quello del suo vicino. Ma questo non è possibile nelle società moderne, dove gli interessi sono intrecciati come in un nodo gordiano. Tagliare il nodo vuol dire regresso ad uno stato più primitivo. Ma c'è un'altra soluzione: c'è un nuovo spirito di gioiosa accettazione di questa interdipendenza; cioè che gli uomini, chiamati dal progresso economico e dalla divisione del lavoro a cooperare l'uno con l'altro sempre più , dovrebbero farlo "in una novità di spirito", non come faceva l'uomo "vecchio" che dosava con avarizia il suo lavoro in base alla sua remunerazione, ma come un uomo "nuovo" che trova il suo piacere nel benessere dei suoi fratelli.
(...) La soluzione socialista, quindi, è la distruzione della proprietà privata come tale.
(...) Una comunità di questo genere funziona. Ha funzionato per secoli e noi possiamo vederla al lavoro proprio sotto i nostri occhi in ogni comunità monastica. Ma bisogna notare che queste sono città dell'amore fraterno perchè sono città originariamente costruite dall'amore del Padre. Bisogna inoltre notare che i beni materiali vengono divisi senza problemi perchè sono disprezzati. I membri di una tale comunità non solo non aspirano ad aumentare il loro benessere individuale a spese l'uno dell'altro, ma non aspirano ad aumentarlo in nessun modo. I loro appetiti non sono indirizzati a comodità materiali, scarse e quindi motivo di competizione; sono indirizzati a Dio, che è infinito. In breve, questi sono soci l'uno dell'altro non perchè formano un corpo sociale, ma perchè sono parte di un corpo mistico.
Il socialismo cerca di ristabilire questa unità senza la fede che la genera. Cerca di ristabilire una equa spartizione come tra fratelli, senza il disprezzo per i beni materiali, senza il presupposto per la loro inutilità.
(...) Il socialismo soffre di un'ambiguità nel suo modo di giudicare i valori: se il bene della società risiede in ricchezze più grandi, perchè non dovrebbe essere così per il bene dell'individuo?
(...) Se questa aspirazione alla ricchezza è sbagliata nell'individuo, perchè non lo è nella società?»
De Jouvenel, argomentando con chiarezza e acume, a mio parere centra il punto della questione.
Il socialismo non è applicabile non perchè astrattamente impossibile, ma perchè si scontra con la natura umana.
Un tipico esempio dell'inefficienza socialista consiste nell'osservare come in assenza di adeguati incentivi (ovvero di remunerazioni diversificate sulla base della propria produttività) ognuno cercherà di lavorare il meno possibile; a che scopo lavorare molto e con impegno se tanto il compenso ricevuto sarà lo stesso anche nel caso si risparmino le forze lavorando al di sotto delle proprie possibilità?
Questa ad esempio era la ragione alla base della bassa produttività dei kolchoz sovietici (ed è la ragione che oggi sta portando a profonde riforme all'interno dei kibbutz israeliani, il cui modello organizzativo è da tempo entrato in crisi) ed è chiaramente riconducibile a ragioni di tipo psicologico, alla natura che caratterizza la maggior parte degli individui. Come sottolineato da de Jouvenel una comunità basata su uno spirito di fratellanza autentico e disinteressato è possibile solamente all'interno di nuclei di piccoli dimensioni, non certamente all'interno di grandi comunità. Perchè il socialismo possa venire applicato con successo su larga scala occorrerebbe modificare la natura umana, cosa che avevano capito già i primi socialisti.
A questo riguardo Ludwing von Mises, nel suo "Liberalismo" (edito nel 1927), scriveva:
«Gli autori socialisti promettono a tutti non solo la ricchezza ma anche la felicità e l'amore, il pieno sviluppo psichico e fisico della personalità, l'estrinsecazione di grandi potenzialità artistiche e via dicendo. (...) Proprio di recente Trotckij ha sostenuto in un suo scritto che nella società socialista il "livello medio dell'umanità" si solleverà alle altezze di un Aristotele , di un Goethe, di un Marx".»
Per provare a supplire alla carenza denunciata da Bertrand de Jouvenel, ovvero "ristabilire l'unità senza la fede che la genera", le elites socialiste, attraverso il controllo dell'istruzione, hanno cercato di forgiare un "uomo nuovo", adatto a vivere in una società socialista, ma poichè non è possibile operare contro la natura umana fino ad ora i risultati non sono arrivati.
Qualche tempo fa, girovagando sul web, mi sono imbattuto in questo commento scritto all'interno del blog ufficiale del Partito dei Comunisti Italiani (Pdci) che mi ha fatto parecchio riflettere:
«(...) Un'ultima cosa sul concetto di merito. Noi, intendo come me praticamente tutti i Marxisti-Leninisti, non neghiamo affatto il "Merito". Faccio però solo notare che l'esasperazione della meritocrazia produce effetti controproducenti. E' bene premiare il merito, ovviamente, ma la premiazione del merito non deve diventare l'umiliazione degli altri. Il meritevole ha comunque bisogno dell'accettazione del suo merito da parte di TUTTI. Se premiare il merito significa umiliare quelli meno meritevoli, puoi star certo che gli umiliati non saranno più disposti a riconoscerti il tuo merito... Anche questo è "natura umana"...»
Ogni liberale non può che essere sconfortato nel constatare quanto basso sia il consenso di cui godono le sue idee, e questo a dispetto della loro apparente e incontrovertibile razionalità. Si tratta semplicemente di scarsa conoscenza?
Del fatto che ad un primo impatto il liberalismo possa risultare ostico e che quindi le persone non si sentono incentivate nel suo approfondimento?
E' un problema che dipende dal fatto che i liberali comunicano male e non riescono a trovare il modo di rendere le loro tesi sufficientemente accattivanti presso il grande pubblico?
O forse siamo di fronte ad una follia collettiva, di massa?
E se invece la ragione avesse radici più profonde?
Così come la maggior parte delle persone non è disposta ad impiegare tutte le proprie energie in un'attività sulla base di un generalizzato e indistinto sentimento di solidarietà nei confronti del prossimo e in totale assenza della prospettiva di un accrescimento del proprio benessere individuale allo stesso modo non fa forse parte della natura umana il sentimento dell'invidia?La maggioranza delle persone non è disposta ad accettare una competizione leale basata sul merito, non è disposta ad accettare il rischio, non è interessata alla libertà se essa comporta il principio della responsabilità individuale, ovvero quello secondo il quale ogni scelta errata implica delle conseguenze che verranno pagate in prima persona.
Mises, nella sua già citata opera "Liberalismo", scrive: «Orbene, il liberalismo non ignora affatto che gli uomini agiscono anche irrazionalmente. Se infatti agissero sempre e comunque razionalmente, sarebbe superfluo esortarli ad assumere la ragione come criterio della loro azione. Il liberalismo non sostiene che gli uomini agiscono sempre razionalmente, ma semplicemente che dovrebbero sempre farlo nel loro stesso interesse ben calcolato. E l'essenza del liberalismo consiste appunto nel portare l'elemento della ragione anche nella politica, dandole quel rilievo che nessuno le contesta in tutti gli altri campi dell'azione umana.»
-"Orbene, il liberalismo non ignora affatto che gli uomini agiscono anche irrazionalmente"
ANCHE irrazionalmente o SOPRATTUTTO irrazionalmente?
-"E l'essenza del liberalismo consiste appunto nel portare l'elemento della ragione anche nella politica"
Ma questo è possibile?
Mises non era forse un po' troppo ottimista al riguardo, come la storia dello scorso secolo sembra averci insegnato?
In sostanza, mi chiedo...
ANCHE irrazionalmente o SOPRATTUTTO irrazionalmente?
-"E l'essenza del liberalismo consiste appunto nel portare l'elemento della ragione anche nella politica"
Ma questo è possibile?
Mises non era forse un po' troppo ottimista al riguardo, come la storia dello scorso secolo sembra averci insegnato?
In sostanza, mi chiedo...
Liberalismo e libertarismo fanno forse anch'essi a pugni con la natura umana, pur trattandosi di sistemi basati su idee razionali?
Delineano mondi ipotetici sognati da un manipolo di illuminati, che sospirando pensano "questo è quello che potrebbe essere se la natura che anima la maggior parte degli esseri umani fosse diversa"?
In sintesi, sono due utopie?
A malincuore sto iniziando a pensare che la risposta sia "sì".
N.B.: sullo stesso argomento consiglio la lettura del post "Qualcuno era liberale", scritto dall'amico Jinzo.
N.B.: sullo stesso argomento consiglio la lettura del post "Qualcuno era liberale", scritto dall'amico Jinzo.
10 commenti:
Sono l’ideatore di una community che raccoglie circa 450 artisti e si chiama Progetto Cicero (http://progettocicero.ning.com).
Stiamo tentando un esperimento di comunicazione on-line basato sulla creazione di comunità piccole ma dotate di una forte coesione tra i membri che viene ottenuta sia con regole di comportamento (nominalità, tolleranza, proattività ed educazione) sia con la condivisione di discussioni e ragionamenti.
Allo scopo di alimentare la discussione tra di noi e trarre ispirazione dalla stessa, abbiamo dato il via ad un’attività che si chiama “Quindi-Ci” (http://progettocicero.ning.com/group/quindici).
In soldoni, ogni 15 giorni ci diamo un tema e lo trattiamo con diversi linguaggi.
In una sorta di gioco/concorso, passata la quindicina, scegliamo l’intervento più interessante.
Il tema attuale è "La vera ricchezza".
Ti scrivo in quanto, nel documentarmi, ho trovato la tua pagina ed ho pensato di invitarti ad alimentare con essa la nostra discussione nella convinzione che, quello che per te sarebbe un secondo di taglia ed incolla, per noi potrebbe essere la fonte di spunti interessanti e la possibilità di aggiungere nuove menti brillanti al nostro gruppo.
Tu potresti pubblicizzare il tuo Blog e trovare persone interessanti con cui discutere.
Spero che considererai il mio messaggio come il complimento che esso è.
Un saluto
Guido Mastrobuono
(Direttore del Progetto Cicero)
PS.
Coerentemente con i nostri obiettivi, per l’accesso alla comunità, richiediamo una registrazione nel sito all’indirizzo http://progettocicero.ning.com/?xgi=db6QQdU , per la quale sono richiesti i seguenti dati: Nome, Cognome, Età, Residenza ed una foto del viso.
Ciao gohan, ti stupirò ma sono in gran parte d'accordo, pur non essendo nè comunista nè un pericoloso bolscevico, con il commento riportato dal sito del Partito dei Comunisti Italiani.
Sono altresì d'accordo che sia il Comunismo che il Liberalismo sono due mere utopie irrealizzabili e comunque a mio parere fallimentari entrambi.
L'ideologia socialista è stata ampiamente bocciata (giustamente)dalla storia con il crollo del muro dell'89, (anche se la vera ideologia socialista è stata storpiata ed applicata follemente da Stalin).
Il pensiero liberista, (ispiratore del libero mercato sfrenato, deregulation, privatizzazioni, concorrenza sfrenata ad ogni costo, egoismo individuale) sta per essere bocciato dalla storia dell'Occidente con quello che stiamo vedendo in questi giorni in Europa ed in America a livello economico.
Oso dire che il liberismo, cosi come concepito da alcune nazioni, in maniera anche distorta e senza freni, è ancor più disastroso in termini economici rispetto al comunismo.
Ovviamente non è paragonabile i danni umani e le morti eseguite nel nome di una ideologia dal Comunismo..ovvio questo.
Un saluto da BIO!
il tuo blog va forte in sto periodo...complimenti per l'articolo ;)
Complimenti, bel post.
Penso anch'io che la risposta sia "sì", il liberalismo è un utopia.
Del resto basta vedere come gli Usa cercano di risolvere la crisi economico-finanziaria, no?
Ciao a tutti, e un saluto all'autore del blog. Vorrei invitarvi a visitare questo nuovo sito-giornale on line dedicato alla politica italiana (e a molto altro): si chiama il Politico.it e lo potete visualizzare all'indirizzo www.ilpolitico.it
Aspettiamo i vostri commenti (in coda agli articoli e via posta elettronica).
Se poi voleste anche aggiungerci al vostro elenco di link, ne saremmo felici.
Ciao, e grazie!
ti ho conosciuto tramite snaw crash.
spero visiterai anche il mio blog.
nonsolonapoli, il nuovo blog interculturale, pluritematico, indipendente.
Anche io ho visitato Snow Crash, guarda il commento su Capezzone......
Ciao, (quanto tempo... Tutto ok?)
ho appena fato una conversazione "normale" con lafitte e volevo sapere come la pensavi di alcune mie considerazioni.
http://icarodelleidee.blogspot.com/2008/11/fascisti.html
per Django:
eh, sì, in effetti di tempo ne è passato un bel po'!:-)
Sì, tutto ok (più o meno), è che a causa di momentanei impegni lavorativi fino all'inizio del nuovo anno non avrò molto tempo da trascorrere nella blogsfera...
D'altra parte la data di questo post sta ad indicare che per me è problematico non solo visitare i blog amici, ma anche scrivere qualcosa di nuovo per il mio!:-)
Comunque nei prossimi giorni appena trovo un momento libero (che mi consenta di scrivere più di una frase buttata lì in fretta e furia)vengo sul tuo blog e partecipo volentieri alla discussione!
Un saluto
Invece io non sono d'accordo. Prima di tutto sul concetto di merito. Premiare il più meritevole innanzi tutto non significa per forza umiliare i meno meritevoli. Non è detto che se alzo lo stipendio a tizio, lo devo decurtare a caio. Inoltre, il merito deve essere valutato dal tuo datore di lavoro e non dal "TUTTI" che i cerebrolesi marxisti-leninisti affermano. E che sia così lo puoi vedere in ogni ufficio dove la gente si tira le coltellate tra colleghi pur di veder riconosciuto il proprio merito dal grande capo. Punto due. Il liberalismo. E qui non sono d'accordo neppure con la dopamina di Jinzo. Il topo è stupido. Infatti non si è evoluto come l'uomo. Se l'uomo avesse anteposto al futuro il presente, non si sarebbe spostato dalla preistoria. Non avrebbe inventato la scrittura, perché avrebbe preferito raccogliere mele e mangiarsele. Non avrebbe mai accumulato capitale e mai proceduto a dividere il lavoro.
Noi stessi, se fosse vero ciò che dice Jinzo, invece di comprare odiosissimi titoli di stato, o farci pensioni integrative per la vecchiaia, ci saremmo sputtanati i risparmi in sesso droga e rock'n'roll. Non si è mai fatto. Che sia proprio quello che dicono le idee keynesiane è un fatto. Che l'umanità sia portata a crederci per come è strutturato il suo cervello, no. Il liberalismo non è una ideologia e come tale non può finire. Non può finire perché semplicemente è giusto. Diceva Petroni, che ho ascoltato tre giorni fa (una persona squisita), tu puoi anche vedere le auto che volano assieme a panchine e tavoli. Ma non per questo puoi dire che "non esiste più la legge di gravità". Prima o poi quelle auto e quelle panchine, scenderanno perché la legge di gravità permane. Se adesso le vedi volare, ci deve essere un'altra causa. Magari un uragano.
E' dal 1850 che ci raccontano che il "liberalismo è morto". Sono passati 150 anni e siamo ancora lì. Non c'è più il comunismo (che gli stessi che gridavano che il liberalismo era morto ci esortavano ad abbracciare), non ci sono più le teocrazie. Il liberalismo rimane. Vi domandate perché il liberalismo non abbia successo sulle masse? Semplice. Alla politica non piace. SE non piace alla politica, non piace neppure ai media. Se non piace ai media arriva con difficoltà alle persone. E se arriva con difficoltà alle persone, mentre i media continuano a dirti quale versione del socialismo sia adesso reputata la più bella e innovativa, è difficile che queste riescano a comprenderlo veramente.
C'è speranza per il liberalismo? Sicuramente c'è. C'è perché alla fine anche la Chiesa ha dovuto ammettere che la terra era tonda e girava intorno al Sole. Ma se non si capisce che la politica tutta è il problema principale del liberalismo, dovremo attendere ancora parecchie abiure e condanne a morte.
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