venerdì 26 ottobre 2007

L'ORA DI RELIGIONE

Qualche giorno fa il cardinal Bertone, il Segretario di Stato Vaticano, ha affermato:
«Finiamola con questa storia dei finanziamenti alla Chiesa: l'apertura alla fede in Dio porta solo frutti a favore della società»
(...)«C'è un quotidiano che ogni settimana deve tirare fuori iniziative di questo genere. L'ora di religione è sacrosanta».

Non sono d'accordo.
Uno Stato liberale e democratico, come è ovvio, deve garantire la libertà di culto; essa, tra le altre cose, prevede la possibilità, qual'ora un genitore lo ritenga opportuno, di fornire un'istruzione religiosa al proprio figlio facendogli frequentare corsi organizzati dalla comunità religiosa di appartenenza (come ad esempio, per quanto riguarda i cattolici, i corsi di catechismo organizzati dalle parrocchie).
Non ritengo che sia compito dello Stato fornire un'istruzione religiosa.
Ritengo invece che sia compito della famiglia di appartenenza valutare se fornire o meno al proprio figlio un'istruzione religiosa e di che tipo, fermo restando che eventualmente sarà poi l'individuo stesso, se ne sentirà la necissità, ad approfondire le tematiche legate al mondo della religione e della spiritualità.
Qualcuno potrebbe obietttare che ci sono delle nozioni che una persona deve necessariamente possedere ai fini di un corretto sviluppo intellettuale, che quelle religiose rientrino tra queste e che quindi lo Stato, attraverso l'istrizione pubblica, sia tenuto a fornirle.
Sorvoliamo sul concetto di istruzione pubblica, che richiederebbe una parentesi troppo ampia.
Nessuno mette in discussione la presenza della storia in ogni programma scolastico.
Ma come reagirebbero i genitori di un alunno di fronte ad un professore di storia che insegnando la sua materia prendesse esplicitamente posizione, ad esempio insegnando agli alunni che il comunismo o il fascismo sono "giusti"?
Ovviamente si indignerebbero e protesterebbero.
La scuola deve limitarsi a fornire agli studenti degli elementi, poi atraverso di essi sarà ogni singolo individuo a sviluppare un giudizio di merito.
Tutto questo appare sin troppo ovvio.
Allora perchè non vale anche per l'insegnamento della religione?
Mi spiego.
Come ho scritto sopra non ritengo che sia compito dello Stato fornire un'istruzione religiosa.
Ma anche laddove si pensasse il contrario,lo studio della religione dovrebbe essere strutturato in modo da fornire un quadro generale delle varie religioni (principi fondamentali, contesto culturale nel quale una determinata religione è nata, sviluppo storico ed implicazioni politiche) in modo che alla fine del proprio corso di studi una persona sia in grado di valutare se gli interessa o meno approfondire la tematica religiosa, ed eventualmente, in caso di risposta affermativa, in base a quello che ha appreso, stabilire quale sia la religione che considera più "convincente" e dedicarsi agli approfondimenti personali del caso.
La scuola deve orientare e fornire gli elementi per lo sviluppo di un pensiero critico.
Ma dov'è l'orientamento quando si decide che è compito dello Stato fornire un'istruzione religiosa e che essa debba limitarsi all'insegnamento esclusivo di una sola religione fra le tante presenti (nella fattispecie quella cattolica)?
Facendo così lo Stato non orienta, ma in modo selettivo e arbitrario pone una religione in posizione di superiorità rispetto alle altre.
E su quali basi?
Come può uno Stato stabilire quale sia la "vera" religione?
Forse basandosi sul numero dei fedeli?
E' questo il parametro?
Ma l'insegnamento di una materia (qualunque essa sia) dovrebbe sempre essere imparziale a prescindere da annotazioni di carattere statistico.

Molto umilmente mi permetto di affermare che l'ora di religione (intesa come insegnamento di una specifica religione finanziato dallo Stato) non è affatto sacrosanta!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so che dire, condivido tutto.
Bravo!

Utopia ha detto...

condivido in pieno!
che poi, se l'IRC si facesse alla prima e all'ultima ora, quanti sarebbero quelli che la seguirebbero?
Io penso che molti preferirebbero dormire un po' di più o tornare a casa prima.

Certo, perderebbero un contributo prezioso, come saper costruire gli origami e fare i quiz, come ho fatto io. Ma a volte le scelte sono difficili!

Anonimo ha detto...

per Illaicista:
"Non so che dire, condivido tutto.
Bravo!"
E' quello che penso anche io quasi tutte le volte che leggo un tuo post!:-)

per Utopia:
"che poi, se l'IRC si facesse alla prima e all'ultima ora, quanti sarebbero quelli che la seguirebbero?
Io penso che molti preferirebbero dormire un po' di più o tornare a casa prima."
Lo penso anche io.
Invece in molti casi l'ora di religioni viene "tatticamente" collocata in una posizione centrale...
E' vero che un alunno può comunque scegliere di non partecipare all'ora di religione,ma alzarsi,uscire dalla propria classe
e poi ritornare dentro alla fine dell'ora è comunque una cosa che può creare imbarazzo e che può mettere a disagio...
Lo dico per esperienza personale,in quanto agnostico alle superiori per i primi due anni non ho voluto partecipare all'ora di religione,mentre negli ultimi 3 (non essendo mai stata collocata alla prima o all'ultima ora) ho partecipato...
Distinguendomi però per le mie posizioni "controcorrente" in ogni dibattito che si sviluppava!:-)

"Certo, perderebbero un contributo prezioso, come saper costruire gli origami e fare i quiz, come ho fatto io. Ma a volte le scelte sono difficili!"
:-)

Federico Zuliani ha detto...

Anch'io sfruttavo l'ora IRC per prese di posizione che manco il Pannella degli anni d'oro! Anzi, quando si parlava di temi "caldi" era praticamente un mio monologo, contro il silenzio delle secchione vetero-bacchettone. Risultato? Loro, nella pagellina dell'IRC, avevano sempre un giudizio più alto del mio...

Anonimo ha detto...

Anche io,nonostante fossi quello che partecipava di più al dibattito (anzi,molto spesso ero l'unico che partecipava!) mi ritrovavo con un giudizio inferiore rispetto a certi miei compagni che in un intero anno scolastico non hanno mai fatto un singolo intervento...